STORIE

Storie
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Il Cinema a Torino: un binomio consolidato dal quel lontano 1896 in cui, in una sala di via Po, erano state proiettate le prime pellicole dei Fratelli Lumière. Un interesse in crescendo per la settima arte che, dalla fine dell’800 agli anni 20 del ‘900, farà di Torino la sede delle prime case di produzione italiane e porterà alla realizzazione del primo Colossal del cinema: "Cabiria". Il regista di questa pietra miliare della storia del cinema a livello mondiale è Giovanni Pastrone, astigiano di nascita, ma torinese d’adozione. Pastrone si trova a Torino, portato dalla sua grande passione per la musica: studente al conservatorio, ma diplomato in ragioneria all’istituto tecnico Gioberti, si appassionerà alla tecnica cinematografica e contribuirà a fondare la torinese Itala Film nel 1908, di cui sarà direttore artistico. "Cabiria" è del 1914, ispirato a “Cartagine in fiamme”, un romanzo di Emilio Salgari pubblicato qualche anno prima a Torino; da qui in poi, Pastrone userà lo pseudonimo di Piero Fosco, come consigliato da Gabriele D’Annunzio, che collaborerà alla sceneggiatura del film. Presentato ufficialmente il 18 aprile 1914 al Teatro Vittorio Emanuele II, ovvero l’attuale Auditorium della Rai in Via Rossini, il film ha una durata di circa tre ore. L’orchestra in sala era composta da 80 musicisti e 70 coristi del Teatro Regio. La pellicola originale proiettata è lunga 4.500 metri, mentre quella girata per intero ha una lunghezza totale di 20.000 metri. Si tratta di uno dei film più costosi del periodo: circa un milione e duecentocinquantamila lire in oro. Il film piacque non solo a tutta l'Italia, ma anche all’estero: si pensi che Cabiria rimase nella programmazione delle sale cinematografiche per sei mesi a Parigi e addirittura per un anno a New York. Ma, nel 1922, Pastrone si ritira dal mondo cinematografico. Da allora, decide di occuparsi esclusivamente di medicina, volendo a tutti i costi trovare la cura per le malattie che affliggono gli esseri umani, prima fra tutti il cancro. Assume perciò due medici che lo aiutano ad effettuare i suoi esperimenti di medicina nel suo studio di Corso Moncalieri a Torino. Pastrone concepisce la teoria che tutte le malattie siano collegate ad un ceppo comune, che diviene quindi il vero nemico da debellare. Costruisce a questo punto una specie di “macchina-guaritrice”, con cui effettua persino le visite ai pazienti che a lui si affidano. Questo ultimo passaggio della vita di Pastrone è ciò che più ha incuriosito numerosi storici e intellettuali, come il regista Lorenzo De Nicola, che lo scorso dicembre 2019 ha presentato ad Asti Film Festival il suo documentario “Pastrone!”, la cui voce narrante è dell'attore Fabrizio Bentivoglio. Si parte dal ritrovamento di un manoscritto autobiografico di Giovanni Pastrone, da cui si arriva a riscoprire questo emblematico esponente del secolo scorso, che custodiva dentro di sé un sogno, quello di sconfiggere l’eterna lotta tra l’essere umano e la morte. Questa è solo una delle tante chicche che ci porteranno a conoscere la nostra Torino Città del Cinema 2020! Credits: la nostra Guida Clarita.

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