STORIE

Dall’Archivio di Renzo Rossotti L’Inquisizione in Italia iniziò ad operare nel XII secolo, prendendo forma nel 1184 nel concilio di Verona presieduto da Papa Lucio III e dall’Imperatore Federico Barbarossa con lo scopo di reprimere i movimenti riformisti di catari e patarini diffusisi tra la Francia ed il Nord d’Italia. Successivamente, per perfezionarne il funzionamento, verrà introdotto anche l’uso della tortura per potenziare anche la lotta contro la stregoneria. Nel 1231 l’incarico di giudice inquisitore venne affidato prima all’ordine cistercense e successivamente ai Frati Francescani e Domenicani. Sempre in quell’anno, l’Imperatore Federico II introdusse la pena di morte al rogo per gli eretici, che dovevano essere bruciati in presenza del popolo. L’istituzione inquisitoria toccò anche la città di Torino: nel 1257, a seguito dell’aumentare della comunità di Valdesi e Albigesi, considerati contro la Chiesa cattolica, si insediò nel capoluogo piemontese, in particolare nella Chiesa di San Domenico costruita proprio dai frati Domenicani. Il Tribunale dell’Inquisizione a Torino era composto da religiosi e da membri laici scelti direttamente dal Duca di Savoia. Il rapporto tra i Savoia e l’Inquisizione non fu mai dei più idilliaci: le divergenze tra poteri erano quasi una costante, così come le lotte di prevaricazione tra religiosi e laici e questo complicava la questione già difficile della lotta contro le eresie. Nonostante tutto, il Sant’Uffizio della città di Torino non fu tra quelli più rigidi: si ricordano circa ottanta condanne al rogo, poche rispetto ai numeri che raggiunsero altre città di Italia. Le sentenze erano piuttosto di tipo pecuniario, con una sanzione monetaria o l’esproprio dei beni del condannato che venivano successivamente spartiti tra Stato e Chiesa. Il Tribunale di Inquisizione diventerà più aggressivo con il regno di Amedeo VIII di Savoia che pretenderà più poteri e più diritti sui casi. In questo scenario di terrore, i condannati dell’Inquisizione di Torino venivano macabramente giustiziati nell’attuale Piazza Castello: questo fu il luogo dove incontrarono la morte alcuni valdesi come Goffredo Varaglia, arso vivo nella pubblica piazza (nel 2000 il Comune di Torino ha posizionato una targa in suo onore) o dove, nel 1728, Jean Jacques Rousseau fu costretto a convertirsi alla religione cattolica. Nel gennaio del 1799 tutti i tribunali dell’Inquisizione del Piemonte vennero aboliti da un decreto sabaudo, gli archivi furono sigillati e tutti i loro beni confiscati dallo Stato. Scopri i casi eclatanti dell’Inquisizione a Torino!

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