C’è un Castello, a Pralormo, in cui la storia degli oggetti e le antiche tradizioni si intrecciano con la storia moderna e con il tema del viaggio e della comunicazione.

La famiglia Beraudo di Pralormo ricoprì incarichi importanti nel Regno di Savoia fin dall’inizio del Settecento: Filippo Domenico I fu Pretore della Valle Sesia; Vincenzo Sebastiano realizzò importanti opere pubbliche ricoprendo la carica di Direttore dell’Azienda per i Ponti e le Strade, e a lui si deve la deviazione del Po attorno a Carmagnola per preservare quella città dalle periodiche piene del fiume; Emanuele fu Generale di Corpo d’Armata, Medaglia d’Oro al Valor Militare, medaglia di bronzo a squadre alle Olimpiadi di Parigi del 1924, nel Concorso Completo di Equitazione.  

Tra tutti i Beraudo di Pralormo, il protagonista di numerosi viaggi ed il possessore di dettagliate mappe fu senza dubbio Carlo IAmbasciatore a Vienna nel 1821, Ministro delle Finanze e Ministro degli Interni del Regno di Sardegna.

Proprio a lui si lega la storia di un cassone misterioso tuttora custodito nel castello di Pralormo.

Aprendo il misterioso cassone si ammira con sorpresa una scrivania da viaggio utilizzata dall’ambasciatore Carlo I Beraudo di Pralormo durante i suoi lunghi viaggi da Vienna a Torino. La scrivania veniva fatta scaricare sulla strada e posata su due cavalletti: in questo modo l’Ambasciatore poteva redigere la relazione sui suoi importanti incontri diplomatici ed inviarla al Re.

La scrivania è “accessoriata” di tutto: penna d‘ocainchiostro contenuto in calamai da viaggio (imbottiti per non rischiare la rottura durante il trasporto), sabbia per asciugare l’inchiostro e sigilli con stemmi delle iniziali. Questi ultimi erano importantissimi perché costituivano la vera firma a fondo pagina ed erano indispensabili per chiudere la busta affinchè nessuno la aprisse e potesse leggere i segreti di stato in essa contenuti.

Ma non è questa l'unica curiosità custodita al Castello a proposito di viaggi. Oltre ai bagagli, le mappe, le livree dei cocchieri, la corrispondenza, la scrivania da viaggio, la più sorprendente è legata ai piccioni viaggiatori.

L'utilizzo dei piccioni viaggiatori risale agli egizi e ai persiani, tremila anni fa. Per secoli, sino all'avvento del telegrafo, i piccioni sono stati il più veloce mezzo di comunicazione disponibile, grazie alla loro eccellente abilità nel trovare la via del ritorno al nido.

Nell'Ottocento essi portavano, legata al collo, una scatolina di metallo con inciso il nome del luogo di provenienza e, al suo interno, un piccolo foglietto contenente i messaggi.

Al Castello di Pralormo è conservato ancora oggi il “linguaggio d’amore” per piccioni viaggiatori, basato sui colori dei nastrini che legavano il foglietto arrotolato. Il colore anticipava il contenuto del messaggio: rosa “non mi interessi”, verde “c’è speranza”, giallo “gelosia”, rosso “amore ardente”, viola “andiamo male”, nero “finito tutto”.

Un linguaggio “antesignano” che, attualizzato, ha tradotto negli emoticons gli stati d’animo espressi dal colore dei nastrini e nella posta elettronica i messaggi consegnati dai piccioni viaggiatori!

Venite a scoprire queste e altre curiosità in una serata di incanto in programma sabato 5 settembre 2020: Sogni e Luci al Castello di Pralormo tra suoni, luci e straordinari allestimenti dedicati alla luce.

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