Immaginiamo Torino in tempi assai remoti, quando nacque.
Se ci lasciamo incantare dal mito, la mente correrà indietro alla leggenda di Fetonte, il principe egizio che dopo un girovagare infinito per il mondo allora conosciuto, si fermò in una vallata nella quale si incontravano due fiumi, la Dora Riparia e il Po. Così, in preda alla nostalgia per il suo paese d’origine, che della vicinanza con i corsi d’acqua aveva fatto la sua più grande ricchezza, decise di stabilirsi in quella pianura e fondare una città. Qui fu dunque costruita Taurinia, chiamata così in onore del Dio Egizio Api che tradizionalmente veniva rappresentato con l’aspetto di un toro, un altro chiaro rimando alla terra egizia.
La mitologia stuzzica la curiosità, la storia spiega i fatti.
Il fascino che regna attorno alla nascita della capitale piemontese è custodito, più verosimilmente, nelle vicende dell’epoca romana. Fu allora che nacque Taurini o Taurinum, probabilmente il fulcro di un popolo di origine celtica, i Taurini appunto, sul cui emblema troneggiava un toro rampante.
Dopo una prima distruzione nel 218 a. C. per mano di Annibale, della città non rimase che un piccolo agglomerato sfruttato soprattutto per scopi militari. Considerata la sua posizione strategica infatti, anche Giulio Cesare nell’avanzare alla conquista della Gallia, ne aveva colto le potenzialità e perciò fu proprio a seguito della sua morte che una colonia romana fu fondata a Torino e chiamata Iulia Taurinorum, poi ribattezzata da Augusto nel 29-28 a. C. Iulia Augusta Taurinorum.
Eccola, Torino. I documenti portano alla luce una sorta di schema basilare che ne suddivide il primo nucleo cittadino in 72 isolati di forma regolare, dove le due arterie principali, il Cardo Maximus e il Decumanus, si incrociano formando un angolo retto. Guardandoli oggi, questi isolati, perpendicolari tra loro, sono all’incirca gli stessi che articolano una parte del centro storico e per i quali la città si è guadagnata l’appellativo di “Torino Quadrata”.
Tutto intorno, una cinta muraria costruita per dare un segno di una nuova vita urbana strutturata. Riflettendo strettamente l’impianto urbano, ne condizionerà lo sviluppo per tutta la storia della città.
Una fascia di rispetto di poco meno di diciotto metri priva di costruzioni, ma destinata alla viabilità, separava gli isolati più esterni dalla cinta muraria. Su ogni lato si apriva una porta e ad intervalli regolari di circa settanta metri vi erano torri ottagonali poste in corrispondenza delle strade tra agli isolati.
Lo spessore delle mura è in fondazione di circa due metri e mezzo e si riduce progressivamente verso l’alto con gradini successivi. La cortina interna è realizzata in ciottoli spaccati a cui si alternano liste di mattoni poste a distanza regolare. Il paramento esterno, invece, è costruito completamente in laterizi.
I numerosi tratti superstiti delle mura, delle porte e delle torri angolari della città romana sono ancora oggi uno degli elementi distintivi e caratterizzanti del tessuto urbano del centro storico torinese.
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