STORIE

Storie I boia, personaggi importanti che hanno caratterizzato la storia di Torino, erano figure professionali che avevano il compito di eseguire le sentenze di condanna a morte. Era una professione solitamente svolta da un uomo e veniva tramandata di padre in figlio. La figura del boia è stata da sempre temuta, nonché oggetto di emarginazioni. Infatti, la sua figura era così malvista che i panettieri della città si rifiutavano di vendergli il pane. Dovette intervenire il duca Amedeo VIII di Savoia, che li obbligò a farlo, pena il diventare clienti dello stesso esecutore. I panettieri non poterono far altro che obbedire, ma riuscirono a mostrare comunque il loro sdegno porgendolo al contrario, gesto che all’epoca veniva considerato segno di scherno. Il duca fu nuovamente costretto ad intervenire, facendo creare un pane che fosse uguale da entrambi i lati e fu così che nacque il pancarré, che tutti noi conosciamo oggi. Nella tradizione torinese, tra gli esecutori di giustizia, il boia più famoso fu Pietro Pantoni, che segnò le cronache giudiziarie del XVI secolo e che in pochi anni mise fine a ben 423 vite. Aveva persino un banco riservato a lui in chiesa e un loculo riservato, in modo da tenerlo in disparte anche dopo la morte. L’esecuzione aveva un rituale fisso da rispettare e doveva durare non più di 30 minuti, dall’uscita dal carcere alla deposizione del cadavere. Il condannato doveva salire sul carro che lo avrebbe portato, attraverso la folla, sul luogo dell’esecuzione, con la corda intorno al collo e le mani legate, accompagnato dal boia e dal prete. Il carro veniva preceduto dai membri dell’Arciconfraternita della Misericordia che cantavano il Miserere mentre la campana municipale suonava. Una volta arrivati al patibolo, il Sindaco bendava gli occhi del condannato e il prete gli porgeva il Crocifisso da baciare. Il rituale prevedeva che il boia spingesse nel vuoto il condannato dalla scala su cui veniva fatto salire e infine il tirapiedi, che spesso era il figlio del boia stesso e che stava all’interno della botola, lo tirava dai piedi per accelerarne la morte. Spesso, dopo l’esecuzione, la folla dimostrava al condannato il suo disprezzo lanciandogli sassi. Gli spettatori valutavano anche l’operato del boia e se questi non era lesto nel suo compito, prolungandolo più del dovuto, o saltava qualche fase del rituale, si scatenava l’ira popolare. Inizialmente, l’esecuzione era un modo per dare spettacolo e attirava una gran folla di curiosi, ma serviva anche da monito, per questo il corteo del condannato veniva fatto girare per la città. Successivamente, a causa dei tumulti che ne derivavano, la strada da percorrere venne resa più breve. Volete saperne di più sul periodo in cui il boia terrorizzava Torino?

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