Se Torino è luogo dalle infinite dualità riscontrabili in ogni suo aspetto, nessun edificio è più adatto a sintetizzarne la natura quanto lopera maestra di Alessandro Antonelli: la Mole.Già nel nome che le viene attribuito, richiama limpossibilità di una definizione usuale: mole è termine generico indicante qualcosa di grande, risultante dalla somma di più elementi.Contenitore architettonico composto di strati sovrapposti, la cui finalità non può dirsi definita.Edificio quasi visionario, teso come un elastico tra utopia e fondatezza, fra tributo al classicismo ed avanguardia architettonica. Sorta di sfida in muratura nata dalla genialità di un uomo che, perfetto interprete del suo tempo, sospeso fra il già detto (tutti gli stili del passato che si mescolano nella Torino eclettica della seconda metà dell800) e il nuovo che non sembra ancora aver trovato una sua via, concepisce un volo inaudito verso altezze sino ad allora proibite a chi realizzasse edifici senza luso portante della struttura in ferro (167,5 metri).Antonelli ed Eiffel sono contemporanei e contemporanee sono le soluzioni alternative che questi due costruttori offrono del tema della verticalità: nella più ricca Francia, Eiffel si permette il lusso delluso assoluto del ferro come nuovo materiale da costruzione utile a sfidare laltezza; nel più povero Piemonte, Antonelli continua la tradizione del mattone e della pietra (i materiali classici di tutta ledilizia torinese), inventando un innovativo sistema architettonico che da lui prenderà il nome di Sistema Antonelliano a tuttoggi studiato nelle università.Ma chi era questo straordinario personaggio?Antonelli, da taluni definito come un architetto imprestato allingegneria, nasce a Ghemme , in provincia di Novara, il 14 luglio del 1798 e morirà a Torino novantenne. Dopo studi milanesi si laurea a Torino nel 1824 e sarà allievo di quel Ferdinando Bonsignore, che fu progettista del Pantheon della Gran Madre. Poco dopo, lo troviamo attivo presso il cantiere della Curia Maxima (ex Corte dAppello) e nel 1828, in seguito ad un concorso vinto presso la reale Accademia Albertina si reca a Roma dove partecipa ai corsi di geometria descrittiva di Carlo Sereni. Di rientro a Torino dal 1836 al 57 è Professore alla Reale Accademia e si farà promotore di una trasformazione del centro urbano di Torino che prevedeva addirittura lo spostamento di Palazzo Madama.A partire dagli anni '70 innoverà i sistemi di organizzazione dei cantieri dellepoca, con una straordinaria capacità di ottimizzazione di costi e di tempi, prediligendo in realtà allinsegnamento lattività pratica di cantiere.Partendo da una iniziale adesione senza riserve al repertorio grammaticale neoclassico andrà poi ad attingere filosoficamente alleredità dei maestri del barocco; del resto, il gusto della bizzarria di fine 800 reinterpreta la fantasia stravagante e visionaria di certe opere del 600.Oggi questa continuità si può rinchiudere in un solo sguardo, come ben sa chi ha raggiunto con il nostro tour Torino Noir, la sommità del campanile del Duomo dove, come in un discorso continuo, dietro la cupola guariniana della Cappella Regia, svetta la sagoma longilinea del cupolone gugliato della Mole quasi prosecuzione ideale dello stesso sogno ascensionale.Questo passaggio si sostanzia in uno stravolgimento della tradizione neoclassica, che si conserva come memoria decorativa, deprivata oramai della sua funzione strutturale. Molti sostengono che Antonelli era solito ritenere che la popolazione torinese tendenzialmente conservatrice, non poteva se non gradualmente rinunciare allordine classico, a quelle colonne capitelli, trabeazioni, paraste e fregi che diverranno un semplice vestito visivo sotto cui si nasconde linnovazione strutturale.Una nuova linfa creativa serpeggia sotto i moduli tradizionali, celando una materia operante, che lavora, resiste, sostiene e si manifesta allesterno attraverso membrature le cui dimensioni sono determinate non da una esigenza di proporzione, di armonia metrica, ma da reali oggettive regole di necessità costruttiva.Impazienti di poter vedere lo splendore della Mole dalla prospettiva insolita del Campanile del Duomo?